Da Civezza (IM) sino allo studio televisivo di “Porta a Porta” passando per Imperia. L’imperiese Davide Piccardo, 33 anni, è il nuovo volto mediatico della comunità islamica d’Italia. Nato a Imperia, ha conseguito la licenza superiore in provincia per poi trasferirsi a Milano per studiare Scienze Politiche. Nel corso della sua vita ha lavorato in Colombia per il Comune di Bogotà e in Egitto al Cairo. Da circa tre anni è tornato in patria dove ha fondato il Caim.
Negli ultimi giorni, dopo l’attentato terroristico alla redazione del settimanale satirico parigino “Charlie Hebdo” è stato lui a far sentire la voce di quell’islam che condanna in ogni forma di atti di violenza in nome della sua religione. Coordinatore del Caim (Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano), Piccardo è il figlio di un altro imperiese doc, Hamza Roberto Piccardo, leader della comunità islamica in provincia e membro dell’Ucoii (Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia). Nei giorni scorsi, Piccardo Jr, è stato invitato al programma di La 7 condotto da Gianluigi Paragone “La Gabbia” (QUI) dove ha avuto un duro “scontro” con l’On. Daniela Santanché (FI) che poi ha abbandonato lo studio (QUI).
Il giorno successivo Piccardo è stato ospite del programma di approfondimento “TG2 Insieme” su Raidue (QUI e QUI). Il 12 gennaio è ospite di Bruno Vespa a “Porta a Porta” (QUI) assieme Matteo Orfini, presidente del PD, Paolo Romani, presidente senatori Forza Italia, Peter Gomez, direttore de “Il Fatto Quotidiano.it” e Riccardo Pacifici, presidente della Comunità Ebraica di Roma. Poi sulla Web TV de “Il Fatto Quotidiano” (QUI) con il vignettista Vauro, il direttore de “Il Fatto Quotidiano.it” Peter Gomez e il presidente dell’Ucoii Izzedin Elzir e su Sky TG24 (QUI e QUI) con l’Europarlamentare Lara Comi (FI) e Andrea Romano (PD). Piccardo è salito agli onori della cronaca anche per le sue dichiarazioni in sul diritto della comunità islamica milanese di avere dei luoghi di culto in contrapposizione alla legge regionale che limiterebbe tale diritto (QUI).
ImperiaPost lo ha intervistato.
Com’è nata questa sua passione per l’associazionismo e per la politica?
“Seguo un po’ le orme di mio padre, sin da piccolo mi portava con lui negli incontri, alle conferenze che teneva. La mia formazione è passata attraverso due mondi: le battaglie sociali, la giustizia sociale, l’anti-globalizzazione e il sistema economico discriminatorio e l’altro è la cultura religiosa islamica dove si trovano questo tipo di valori. Ho sempre avuto una passione per la politica, il mio impegno è quello di cercare di garantire i diritti di questa minoranza religiosa che non è garantita. Questa è la genesi. Ho dato vita la primo esperimento locale di realtà islamiche, primo laboratorio del genere in Italia. Nel 2001 sono stato uno dei fondatori dei Giovani Musulmani d’Italia”.
Cos’è il Caim?
“Il Caim si prefigge l’obiettivo di favore il dialogo all’interno della comunità, di rappresentanza dei diritti e fornisce servizi e assistenza alle 25 associazioni che vi aderiscono. Il Caim è da tempo protagonista sulla scena milanese e regionale”
Cosa pensa dei fatti drammatici di Parigi?
“Da parte mia e della mia organizzazione c’è stata la condanna più assoluta. Bisogna capire che prima di tutto nessuna offesa può giustificare l’uccisione di un essere umano. A posteriori abbiamo visto una strumentalizzazione in chiave anti-islamica che si verifica più in Italia che in altri paesi di Europa, più che in Francia. La libertà di espressione deve avere il limite del rispetto. Charlie Hebdo è un mezzo di comunicazione che faceva una sorta di propaganda bellica. Non si possono fare vignette omofobe, sui disabili, sugli ebrei o sui rom com’è giusto che sia e così non si deve insultare la religione altrui qualunque essa sia. Papa Francesco lo ha detto chiaro. Ma perché mai dev’essere il capo di una chiesa cristiana a dire quello che noi non diciamo. Noi musulmani dico.
Abbiamo inequivocabilmente condannato la violenza definita “islamista”, in tutte le sue forme, in ogni luogo essa si manifesti e tutte le altre violenze che si perpetrano ogni giorno nel mondo.
Ma dobbiamo anche dire che l’aggressione che stiamo subendo in tutto mondo deve cessare. L’Occidente, come inteso politicamente, deve smettere di aggredire i musulmani. dal Bangladash al Marocco, in Nigeria, in Palestina prima di tutto. Se questo non dovesse avvenire si assisterà ad una inevitabile radicalizzazione di gruppi sempre più numerosi di giovani musulmani in tutta Europa”.
Cosa pensa di questi combattenti che partono dall’Europa, anche dall’Italia per andare a combattere nelle fila dell’Isis? Conosce qualcuno che lo ha fatto?
“Non sono a conoscenza di casi del genere. Abbiamo certezza che siano estremamente limitati e che non hanno relazione con le moschee e centri islamici per questo bisogna favorire il sorgere di moschee e cose ufficiali. È nella solitudine e nell’emarginazione che si possono trovare queste situazioni”.
C’è chi dice che all’interno delle moschee non vi sia abbastanza controllo e che non si capisce sa cosa contengano le prediche perché in lingua araba. Cosa ne pensa?
“Io non so cosa si dice in sinagoga o in chiesa quando parlano in latino. Se vuoi saperlo ci vai, le moschee sono tra i luoghi più sorvegliati d’Italia. Non c’è un problema di violenza legato all’islam in questo Paese. La Magistratura faccia l’attività investigativa, noi abbiamo sempre fornito la massima collaborazione”.
Lei si sta battendo per il diritto di costruire luoghi di culto islamico a Milano e nei giorni scorsi ha partecipato all’audizione presso il consiglio regionale Lombardo usando parole anche forti.
“C’è un tentativo di ostacolare i luoghi di preghiera. In Italia è più facile aprire una sala da gioco che aprire un luogo dove le persone vanno a pregare. Se quello che si vuole fare è stringere ancora di più la maglie della burocrazia a discapito dei diritti fondamentali dell’uomo allora sì, sono sulla buona strada. Questa legge è stata già giudicata anti costituzionale, dall’avvocatura della Regione. Ci si dia la possibilità reale di strutturarci, di costruire o riadattare luoghi destinati al culto e all’insegnamento, in piena trasparenza e rispetto delle regole.
Queste “regole” oggi sono usate per ostacolarci, rallentarci, costringendoci a persistere in condizioni insufficienti o inadeguate.
Chiediamo a Renzi un sblocca-Islam, un decreto che semplifichi quelle regole nell’intento di dare adempimento Costituzionale al pieno diritto di culto anche ai musulmani d’Italia”.
Torna a Imperia? Cosa pensa della situazione della comunità islamica in città?
“Torno molto volentieri a Imperia. Penso che sia giunta l’ora di costruire una grande moschea che potrebbe attrarre investimento e turisti del golfo persico. Mi piacerebbe che si costruisse una moschea vista mare, magari al parco Urbano che potrebbe riqualificare la zona, il sindaco ci dovrebbe pensare”.
A cura di Alessandro Moschi